Quinta commissione: in discussione cronoprogramma e organizzazione della riforma della rete assistenziale territoriale

09 febbraio 2023

(Arv) Venezia 9 feb. 2023 – Il futuro della sanità territoriale in Veneto è al centro dei lavori della commissione Sanità e Sociale del Consiglio veneto, presieduta da Sonia Brescacin (Lega-Lv), vicepresidente Anna Maria Bigon (Pd). L’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin ha illustrato oggi ai consiglieri il cronoprogramma, l’organizzazione e i fabbisogni di personale della riforma dei servizi sanitari di prossimità, da attivare entro il 2026, così come prevede la ‘missione salute’ del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una riforma che fa perno sul ruolo dei distretti, delle 99 case di comunità e dei 30 ospedali di comunità e che articola nuovi modelli organizzativi per le cure primarie. Perno della riorganizzazione (impostata secondo i criteri del DM 77/2022) sarà l’attivazione delle case di comunità, il luogo fisico dove i cittadini potranno accedere ai servizi sanitari di base e socioassistenziali, trovandovi medici di medicina generale dotati di una strumentazione diagnostica di base, nonché un team integrato di professionisti. Le case di comunità saranno organizzate in ‘hub’ - una ogni 40-50 mila abitanti – e ‘spoke’, diffuse nel territorio, equiparabili agli attuali ambulatori dei medici di base o dei pediatri a libera scelta e alle loro aggregazioni funzionali. Ai distretti e alle case di comunità faranno riferimento anche le nuove strutture e i nuovi servizi previste dalla riforma: il Punto unico di accesso ai servizi sanitari e sociali, la centrale operativa territoriale (COT) di raccordo per la presa in carico della continuità assistenziale, la centrale operativa 116117 per le cure non urgenti, le équipes mobili distrettuali (UCA) già sperimentate nell’emergenza pandemica da Covid 19, gli infermieri di famiglia, gli ospedali di comunità per le dimissioni protette, l’unità per le cure palliative domiciliari. La nuova sanità territoriale sarà sempre più digitale e attrezzata per offrire prestazioni anche a distanza attraverso la telemedicina. E prevede, in base agli standard nazionali definiti da Agenas, l’impiego di oltre duemila infermieri (il fabbisogno indicativo oscilla da un minimo di 1424 ad un massimo di 2256 professionisti), più di mille amministrativi (fabbisogno indicativo compreso tra 820 e 1304 persone), 99 assistenti sociali (uno per ogni casa di comunità), un centinaio di tecnici della riabilitazione (minimo 69 e massimo 138), in aggiunta ai 53 medici delle unità di continuità assistenziale e ai 49 in servizio negli ospedali di comunità. Il cronoprogramma di attuazione della riforma scatta a partire dal mese in corso: entro la fine di febbraio la Giunta regionale deve istituire la cabina di regìa; entro il 31 marzo adotta gli atti di indirizzo per i piani aziendali di sviluppo dei servizi territoriali che le singole Ulss devono predisporre e inviare entro il 30 aprile, in modo che siano approvati dalla Giunta entro il 31 maggio 2023. Le Ulss devono individuare i Direttori della funzione territoriale, quali responsabili dell’attuazione della nuova organizzazione dei servizi di prossimità, entro il prossimo 30 aprile. Azienda Zero sarà l’ente di supporto e verifica, attraverso la piattaforma regionale di monitoraggio.

“Il modello di sviluppo della medicina nel territorio in attuazione del PNRR - ha specificato l’assessore- non appare particolarmente innovativo per il Veneto, visto che COT, aggregazione funzionali dei medici di famiglia e ospedali di comunità sono già presenti. Va detto comunque che l’attuazione degli standard previsto da DM 77 e dal PNRR dimostra due grande lacune - l’assenza di risorse e il previsto incremento del personale, in particolare di quello infermieristico, che oggi non riusciamo a trovare e a reclutare. Il fabbisogno di infermieri del Veneto è almeno di 4 mila figure, a fronte dei 1650 infermieri che le università del Veneto riescono a formare ogni anno; così pure per i medici: il fabbisogno regionale è di 700 posti, la capacità formative dei nostri atenei è di 580 posti”.

Il tema del fabbisogno del personale e della sostenibilità del nuovo modello della riorganizzazione dei servizi territoriali è stato al centro delle riflessioni dei consiglieri. Il provvedimento sarà oggetto di approfondimento ulteriore da parte della commissione che si esprimerà nelle prossime sedute.